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I venti di guerra in Ucraina scuotono le Borse: Milano a -1,1% e Wall Street con Dow Jones a -1,78% e Nasdaq a -2,88%

Fonte: Sole 24 Ore

Lo spread tra BTp e bund scende a 161 punti base. Resta alta l’attenzione sulle banche centrali. Dagli Usa nuova tornata di dati, richieste sussidi di disoccupazione sopra le attese.

I venti di guerra che spirano intorno alla crisi Ucraina colpiscono i listini azionari che, prudenti nella prima parte di seduta, hanno imboccato la via dei ribassi quando il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha definito «estremamente alto» il rischio di un’invasione russa. Sullo sfondo delle tensioni geopolitiche rimane la preoccupazione degli investitori per le mosse delle Banche centrali che, per frenare l’inflazione, potrebbero annunciare strette di politica monetaria più severe del previsto (a partire dalla Fed). Senza contare il timore che l’indice dei prezzi anche in Europa continui a salire per tutto il 2022. Secondo le previsioni del bollettino mensile Bce, infatti, l’istituto centrale ha spiegato che manterrà per ora un atteggiamento aperto e flessibile a tutte le opzioni. Nel pomeriggio dagli Usa è arrivata anche una nuova serie di dati, comprese le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, superiori alle attese.

In questo quadro, si muovono in calo gli indici a Wall Street (che chiude in forte calo con Dow Jones a -1,78%, Nasdaq -2,88% e S&P500 -2,13%) e le Borse europee hanno chiuso in rosso. A Milano il Ftse Mib è sceso dell’1,11%, frenato dalle banche. A Parigi il Cac40 ha retto meglio (-0,26%) sostenuta dai rialzi di Kering e Carrefour dopo i conti. A Francoforte il Dax40 ha perso lo 0,67%, ad Amsterdam l’Aex un punto percentuale e a Londra il Ftse100 lo 0,87 per cento. Questo vortice di tensioni ha riportato gli investitori sul bene rifugio per eccellenza, cioè l’oro, che ha sfiorato i 1.900 dollari l’oncia, ai massimi da otto mesi. Riprende la corsa anche del prezzo del gas, arrivato a salire oltre il 7% a 74,9 euro al megawattora.

La crisi in Ucraina, per Biden Russia pronta alla guerra

Il tema che tiene i mercati (e non solo) sulle spine è la questione Ucraina. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, sulla ha detto che la Russia è pronta a invadere l’Ucraina, ci sono «chiare indicazioni». «Il rischio di un’invasione russa è estremamente alto», ha aggiunto, specificando che l’aggressione di Mosca potrebbe partire «nei prossimi giorni». Il presidente statunitense ha poi detto che «non è in programma» una conversazione con il presidente russo, Vladimir Putin. La Russia «deve impegnarsi in una de-escalation, siamo preoccupati che cerchi un pretesto per invadere l’Ucraina» ha detto il Segretario della Nato, Jens Stoltenberg.

Bce, inflazione alta più a lungo del previsto

«È probabile che l’inflazione resti elevata più a lungo rispetto alle precedenti attese, per poi ridursi nel corso del prossimo anno». È quanto si legge nel bollettino economico diffuso questa mattina dalla Bce che dunque sposta al 2023 – come anticipato nei giorni scorsi dal membro del consiglio direttivo Isabel Schnabel – il raffreddamento dell’inflazione rispetto agli ultimi mesi del 2022 come indicato in precedenza. Nel bollettino si sottolinea come l’inflazione abbia subito «un brusco rialzo negli ultimi mesi, proseguendo sorprendentemente la sua corsa verso l’alto a gennaio». Questa evoluzione – rileva il bollettino – è determinata principalmente dai più elevati costi dell’energia che spingono al rialzo i prezzi di beni e servizi in molti settori, nonché dai rincari dei beni alimentari. «Alla luce dell’attuale incertezza, prosegue il bollettino, il Consiglio direttivo ritiene più che mai necessario mantenere un atteggiamento flessibile e aperto a tutte le opzioni nella conduzione della politica monetaria».

In calo a 161 punti base lo spread tra BTp e bund

Chiusura in calo per lo spread tra BTp e Bund. A fine seduta, il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark e il pari scadenza tedesco è indicato a quota 161 punti base, due punti in meno rispetto al riferimento della vigilia. Calo più netto per il rendimento del BTp decennale benchmark che ha segnato un’ultima posizione all’1,85%, dall’1,91% del finale di ieri. Sul fronte dei cambi, l’euro passa di mano a 1,1367 dollari (ieri in chiusura a 1,1375) e a 130,70 yen (131,29), mentre il rapporto dollaro/yen si attesta a 114,97 (115,42). In retromarcia, infine, il greggio con il petrolio Wti di marzo che cede il 2,5% a 91,3 dollari e il Brent di aprile a 92,7 dollari (-2,2 per cento).

A Milano vendite su banche e petroliferi

A Piazza Affari, colpite dalle vendite in particolare le banche, da Bper (-3,98%) a UniCredit (-2,73%), con gli scenari di risiko del settore che sembrano raffreddarsi di colpo. Realizzi su Tenaris (-2,83%) dopo i conti sopra le attese (il titolo da inizio anno ha guadagnato circa il 25%, il migliore del Ftse Mib dietro solo a Banco Bpm). Con il calo del prezzo del greggio, debole anche Saipem (-2,76%).In controtendenza la holding Atlantia (+1%) e Ferrari (+0,6%) che ha presentato la nuova monoposto di F1 per la stagione 2022. Sul finale ha perso slancio Moncler (-0,43%) che nel corso della seduta era salita in testa al segmento principale sulla scia del colosso francese Kering che ha messo a segno conti 2021 superiori a quelli del periodo pre-pandemia, registrando 17,6 miliardi di euro di ricavi e 3,17 miliardi di utile netto. Fuori dal Ftse Mib, spicca ePrice (+9,61%), che il socio di riferimento Negma intende trasformare in una piattaforma di investimenti nel settore tecnologico. A Milano, debutto sottotono per Civitanavi Systems (-0,50%), nata come start-up nel 2012 e uno dei principali player nella progettazione, sviluppo e produzione di sistemi di navigazione e stabilizzazione inerziali utilizzati nei settori aerospazio e difesa in ambito spaziale, terrestre, aereonautico, navale e industriale, negli ambiti minerario e oil & gas.

Richieste di sussidi negli Usa superiori alle attese

Negli Stati Uniti, il numero dei lavoratori che per la prima volta hanno richiesto i sussidi di disoccupazione, nella settimana terminata il 12 febbraio, è aumentato di 23.000 a 248.000, secondo quanto riportato dal dipartimento del Lavoro. Le attese erano per un dato a 218.000. Il dato della settimana precedente è stato rivisto da 223.000 a 225.000. Nel pieno della pandemia, gli Stati Uniti avevano registrato un massimo di 6,9 milioni di nuove richieste settimanali. La media delle ultime 4 settimane è di 243.250, in calo di 10.500 dalla media della settimana precedente. Il numero complessivo dei lavoratori che ricevono i sussidi di disoccupazione – relativo alla settimana terminata il 5 febbraio, l’ultima per la quale è disponibile il dato – è diminuito di 26.000 a 1,593 milioni di unità. Il numero totale delle persone che ricevono gli aiuti dei vari programmi statali e federali era di 2.063.567 nella settimana conclusa il 29 gennaio, in calo di 36.295 unità dalla settimana precedente. Pubblicati anche i dati sui nuovi cantieri (-4,1% a gennaio, sotto le stime) e quello sui nuovi permessi edilizi (+0,7%). Per quanto riguarda l’indice manifatturiero della Fed di Philadelphia, è sceso a 16 punti da 23,2, contro attese per un calo più contenuto a 19.


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