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Fitch alza il rating dell’Italia a BBB, outlook stabile

Fonte: Il Sole 24 Ore

L’agenzia prevede una crescita del Pil di un «robusto 6,2%» nel 2021, e prevede che l’economia raggiungerà i livelli prepandemia già nel primo quarto del prossimo anno.

L’upgrade comunicato nella tarda serata di venerdì da Fitch certifica il cambio di segno nell’ottica dei mercati sul nostro debito pubblico. La decisione di riportare alla tripla B, con outlook stabile il rating chiude un calendario degli esami autunnali che è stato caratterizzato dal miglioramento dell’outlook (da stabile a positivo, con tripla B) comunicato da Standard & Poor’s a ottobre e dalle due conferme arrivate da Moody’s (Baa3 con outlook stabile) e Dbrs (BBB-high, outlook negativo). E, soprattutto, riporta sulla scena del debito italiano quella promozione piena che mancava dall’autunno del 2017, quando l’allora premier Paolo Gentiloni e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan incassarono l’upgrade di Standard & Poor’s.

Con la mossa di ieri Fitch leva quel meno che aveva scritto accanto alla BBB sui nostri titoli di Stato nel 2020, quando con un rating fuori calendario aveva deciso, unica fra le big four, di far suonare a sorpresa l’allarme sui BTp di un’Italia allora in pieno lockdown.

In seguito l’agenzia aveva confermato il giudizio due volte, con pagelle ricche di allarmi sulle possibilità reali di ripresa del Paese e sul conseguente peso del debito sui conti.Tutti questi elementi alimentano il significato del cambio di rotta di ieri, accolto dal governo con la soddisfazione espressa dal Mef.

Il Mef: confermata la solidità della politica economica italiana

«La decisione di Fitch corona una serie di valutazioni positive rilasciate da cinque altre agenzie di rating, che in queste settimane hanno migliorato il loro outlook sul paese. Tra queste è utile ricordare S&P, DBRS e Scope Ratings – spiegano da Via XX Settembre – Queste decisioni confermano la solidità della linea di politica economica perseguita dal Governo e l’esigenza di proseguire con vigore sulla strada delle riforme e degli investimenti, secondo il piano concordato con l’Europa».

Una certa attesa aveva iniziato a farsi largo quando due settimane fa un report dell’agenzia aveva sottolineato il ruolo della crescita e il carattere cruciale dell’accoppiata di investimenti e riforme alla base del Recovery Plan per consolidarla. Parole all’apparenza anodine, ma non per un Paese che dopo aver certificato nella Nadef un’inattesa discesa nel rapporto fra debito e Pil negli stessi giorni vedeva salire di decimale in decimale l’aumento di Pil già acquisito nei primi nove mesi dell’anno (l’ultimo dato Istat indica la crescita annuale al 6,3%) a livelli lontanissimi dal 4,5% calcolato ad aprile. Numeri importanti, che mettono l’Italia nella posizione insolita di lepre in Europa e che hanno convinto gli analisti di Fitch a fare il passo nonostante le incognite moltiplicate nelle ultime settimane dalla ripresa pandemica e da un risveglio inflattivo che ha ormai perso i connotati della fiammata estemporanea.

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